Museo Regionale dell'Emigrazione dei Piemontesi nel Mondo

"Ero di nessuno presentazione del libro di Giuseppe Anice"

«Vedevo sovente che dei bambini che erano lì con mè ricevevano la visita di mamma. o di loro parenti. Li abbracciavano li bacciavano gli portavano dolci o giocattoli li guardavano col sorriso con affetto. e a me mai nessuno. eppure ero un bambino come loro con un cuore tanto desideroso d’affetto. Voglia anch’io di amare e essere amato da qualcuno. Li guardavo e un nodo in gola mi veniva e poi mi nascondevo e per un buon momento piangevo. Sentivo gia l’amarezza della vita dei (figli di nessuno)»

Così scrive Giuseppe Anice nella sua autobiografia, presentata al Museo Regionale dell’Emigrazione venerdì 11 settembre alle ore 21,00. “Ero di nessuno”, Effigi edizioni, è una storia di inizio Novecento, una storia di abbandono, ruralità, povertà e sofferenze. Le vicende hanno luogo in Piemonte, il protagonista, infatti, l’autore della narrazione, nasce a Biella nel 1894. La sua mamma è “una donna nubile che non desidera essere nominata” e che lo abbandona all'Ospizio degli Esposti. Per Giuseppe inizia una breve infanzia solcata tanto dai maltrattamenti subiti dalle assistenti dell’Orfanotrofio, quanto dallo sfruttamento da parte delle famiglie alle quali viene affidato. Il complesso percorso di emancipazione e di conquista della dignità di persona comincia all'età di quindici anni grazie al lavoro come panettiere, alla felice storia d’amore con la moglie Mariulin, all'emigrazione in Francia.

Protagonista della serata il Professor Pietro Clemente, già Presidente di SIMBDEA (Società Italiana per la Museologia e i Beni DEA) e di IDAST (Iniziative Demo-etno-antropologiche e di Storia Orale in Toscana) e titolare della cattedra di Antropologia Culturale della Facoltà di Lettere dell’Università di Firenze. Del libro “Ero di nessuno” Clemente scrive «per me quel testo rappresenta la sintesi di tanti aspetti che sono alla base del valore straordinario che attribuisco alle scritture della gente comune. C’era il “prendere la parola” di un uomo dalla vita dolorosa e difficile, quindi un gesto di democrazia e un atto di “presenza” nella storia, c’era un racconto in cui la fatica si legava ai sentimenti, ai desideri, agli affetti negati e conquistati, aspetti rari nella scrittura popolare, c’era la forza di una scrittura intrecciata con l’oralità, costruita nel desiderio di tramandare e senza timore reverenziale verso le norme della lingua, e c’era soprattutto l’atto di volere fondare, nella scrittura, la nascita di una “dinastia” che da lui cominciava e che lo ricompensava di ciò che gli era mancato, lui senza madre, senza padri e nonni aveva costruito una discendenza e poteva trasmettere il messaggio della sua vita a figli, nipoti e bisnipoti». 

Il libro, “Ero di nessuno”, presentato al Museo Regionale dell’Emigrazione grazie anche alla presenza di Riccardo Pozzo, pronipote dell’autore, è stato promosso dalla Società di mutuo soccorso di Borgomanero così come dall'Università Piemonte Orientale di Vercelli, Dipartimento di Studi Umanistici. La pubblicazione si nutre di una collaborazione con l’Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano, che raccoglie diari, memorie, epistolari di persone sconosciute, una scrittura che - come quella di Giuseppe Anice - diventa strumento di conquista di dignità personale e riscatto sociale. 

Una storia che affonda le radici in una mancanza, nell'essere trovatello, nell'essere “di nessuno” come scrive l’autore di sé stesso, ma che diventa racconto di conquista di dignità e di emancipazione grazie al lavoro e all'emigrazione in Francia. Per il Museo Regionale  si tratta di un evento in linea con la politica di divulgazione culturale dell’Ente, portata avanti nonostante la difficile situazione contingente dovuta all'emergenza sanitaria internazionale. 

Un evento in giardino per raccontare la storia di Giuseppe Anice, una sorta di epopea personale che è anche narrazione storica, capace di gettare luce sulla dimensione economica e sociale nella quale affonda le radici la Grande Emigrazione italiana. Una vita e il suo riscatto, capaci di trasmettere e insegnare qualcosa anche ai giorni nostri.