Presentazione del libro ''Vino Amaro''
Una storia di viticoltura, emigrazione, dittatura, quella raccontata
da Maria Josephina Cerutti nel suo ultimo libro. "Vino Amaro", questo il
titolo della pubblicazione edita da Interlinea, sarà presentato venerdì
11 ottobre alle ore 18,30 presso La Feltrinelli Village di via Nizza
262. Per l'occasione il Museo Regionale dell'Emigrazione "migra" dunque a
Torino, con la collaborazione del Centro Studi Piemontesi e del Centro
Altreitalie.
"Vino Amaro" è un libro che si pone all'incrocio
di generi e tematiche: la saga familiare, la testimonianza,
l'autobiografia. L'autrice ricostruisce in prima persona la storia a
partire da ricordi personali, interviste, lettere, documenti e
fotografie. Ne emerge un affresco familiare fatto di storie e memorie
tra l'emigrazione italiana, la produzione vitivinicola, la dittatura
argentina. La storia ruota intorno alla Casa Grande, la residenza della
famiglia Cerutti a Chacras de Coria, oggi nella periferia di Mendoza.
L'edificio era stato acquistato nel lontano1920 dal capostipite
Emanuele, arrivato in Argentina da Borgomanero nel 1885. Un racconto
dunque di emigrazione, un viaggio fatto a borgo del piroscafo Sirio,
nave tristemente protagonista, nel 1906, di un famoso naufragio di
fronte alle coste di Capo Palos, a Cartagena, durante una delle sue
rotte transatlantiche verso il Brasile, l’Uruguay e l’Argentina. La casa
è il fulcro da cui si dipanano le storie dei componenti della famiglia
Cerutti: il bisnonno Manuel, che da contadino diventa imprenditore,
proprietario di due aziende vitivinicole e di circa duecento ettari di
vigneti nella zona di Mendoza; la nonna Josefina, matriarca autoritaria
ma anche donna colta e favorevole all'istruzione femminile; il nonno
Victorio, impenitente donnaiolo e astemio, malgrado fosse produttore di
vino; gli zii Horacio e Ingrid, un accanito giocatore il primo, una
ballerina di origini danesi la seconda; Jorge Manuel, il padre
dell'autrice, un uomo violento e dedico all'alcool ma capace di grandi
momenti di tenerezza. Un racconto anche di famiglia, quindi, nel quale
l'autrice si appropria dello stilema tipico della letteratura
latinoamericana che vede proprio nella casa il fulcro del racconto. "La
casa degli spiriti" di Isabel Allende e "La casa verde" di Mario Vargas
Llosa sono solo due esempi in tal senso.
"Vino Amaro"
incrocia dunque i temi dell'emigrazione italiana e piemontese, lo
sviluppo dell’industria vitivinicola in Argentina, le vicende legate
all’ultima dittatura militare (1976-1983). Il testo racconta, infatti,
del percorso migratorio del bisnonno dell'autrice, del lavoro della
famiglia e della sua ascesa come locali produttori di vino, ma anche del
suo declino a causa della repressione subita dal regime. Proprio il
capostipite, infatti, insieme al genero, vennero rapiti e torturati da
un gruppo paramilitare, costretti a firmare l’atto di cessione della
casa e dei vigneti. La società destinataria della cessione era una delle
tante società fantasma create dall’ammiraglio Emilio Massera, e il
sequestro dei Cerutti per appropriarsi dei loro beni e delle terre non
fu l’unico in quegli anni.
"Vino Amaro" si inserisce a pieno titolo nella produzione argentina più recente dedicata al tema della dittatura. Si tratta di un’opera che aggiunge un tassello importante alla riflessione sul periodo buio degli anni Settanta in Argentina e ci ricorda come tra gli oltre trentamila scomparsi non vi furono solo giovani oppositori al regime. Un testo che fa il paio con l'impegno della scrittrice per non dimenticare i soprusi di quegli anni. María Josefina e due sue cugine, infatti, hanno prestato testimonianza nel processo che ha coinvolto i gruppi militari e paramilitari autori delle torture. La Casa Grande, dopo essere stata dichiarata nel 1998 Patrimonio Histórico de la Provincia de Mendoza, si prospetta in futuro come Archivio Nazionale della Memoria.
La presentazione del libro "Vino Amaro" rientra all'interno della programmazione del Museo di Frossasco, attento a presentare il fenomeno della Grande Emigrazione italiana in tutte le sue forme. La pubblicazione disegna e descrive il percorso migratorio del capostipite, l'ascesa e caduta economica della famiglia, contribuisce a fissare il ricordo di eventi tragici legati alla dittatura, i quali, come in molti altri casi, hanno coinvolto discendenti di italiani.